Sicuramente il ritorno dalla villeggiatura non è piacevole per nessuno. In alcuni di noi, però, provoca quella che è stata chiamata la “sindrome da rientro”.
a cura della redazione
Questo vale anche per i nostri cani.
Per i quadrupedi più fortunati, quelli cioè che hanno la possibilità di trascorrere le vacanze con il loro amato padrone, a volte il rientro può risultare molto penoso e fonte di problemi. È comprensibile infatti che durante il periodo delle vacanze il cane viva quella che per lui è senz’altro la condizione ideale: condividere con il proprietario ogni momento (o quasi) della giornata, approfittando di periodi più o meno lunghi (a volte settimane intere) di libertà e di attività. Col ritorno a casa tutto questo finisce.
Soffrire di solitudine
Il ritorno ai normali ritmi di vita quotidiana dei padroni, infatti, riporta il cane alla sua condizione di solitudine per gran parte della giornata. In quel caso, l’unica attività che gli rimane è quella di dormire. È evidente che questo non può che tradursi in un totale cambio di umore, indotto dal restare disteso per ore davanti alla porta di casa. A quel punto il nostro amico può arrivare a disinteressarsi di tutto, perfino del cibo e di ogni forma di gioco.
Divertimenti… di razza
Che fare, quindi, per aiutare questo povero “cane depresso”? Semplicemente aumentare la sua attività psicofisica. Ciò vuol dire incrementare l’attività fisica e l’attività mentale, con particolare attenzione a quale sia l’attività mentale giusta in relazione alle esigenze di razza. La selezione per il lavoro infatti, non solo ha inciso sulla morfologia dei nostri cani, ma ha anche impresso nella loro mente delle attitudini precise che devono trovare sfogo.
Fatica doppia
Se un cane scaricherà l’energia accumulata nelle lunghe ore di sedentarietà forzata in attività consone alle sue esigenze di razza, tale attività avrà valore almeno doppio in termini di dispendio di energie, perché all’esercizio fisico abbinerà un esercizio mentale non complesso. Questo sarà di grande aiuto per il cane, e porterà un conseguente incremento del rilascio di endorfine endogene, che inducono benessere.
Fammi lavorare!
Un Labrador, ad esempio, è nato per recuperare e riportare il selvatico dalle acque gelide di un lago, e nel far questo prova un forte desiderio di collaborare con il cacciatore. È comprensibile, quindi, che un cane del genere non possa accontentarsi di routinarie passeggiate igieniche. Il nostro amico vuole qualcosa di più… vuole lavorare!
Palle da tennis
È anche vero che spesso, però, non è possibile per un proprietario di Labrador prendere la licenza di caccia. Che fare allora? Ad esempio, potremmo dare al nostro amico la possibilità di recuperare dei riportelli da un laghetto, da una piscina… o semplicemente potremmo fargli riportare la palla da tennis nel giardino di casa. In questo modo riusciremo sicuramente a distogliere il nostro Labrador dalla sua “sindrome da rientro”.
Separazioni dolorose
Un altro problema in cui potrebbe incorrere il nostro cane al rientro dalle vacanze è quello legato alla separazione. Per cani già predisposti a questo tipo di problema, il fatto di aver condiviso con il proprietario ogni momento della vacanza fa sì che il rientro sia particolarmente difficoltoso. In questa situazione il cane potrebbe uggiolare, abbaiare o ululare ogniqualvolta venga lasciato solo.
Distacco graduale
Nella peggiore delle ipotesi potrebbe mettere in atto attività distruttive, grattare la porta di casa, o addirittura, potrebbe leccarsi una zampa fino a provocarne il sanguinamento. Per evitargli queste inutili sofferenze sarebbe opportuno rientrare dal luogo di vacanza qualche giorno prima della ripresa del lavoro, e riabituare il nostro cane gradualmente al distacco.