Cane: Aggredire per comunicare

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Aggredire per comunicare

Aggredire è un modo per comunicare per il cane, discendente da alcuni lupi che si sono avvicinati agli insediamenti temporanei dei cacciatori – raccoglitori e li hanno seguiti nei loro spostamenti attratti dalle carcasse che i nostri antenati lasciavano dietro di sé.

A cura della Dott.ssa SABRINA GIUSSANI, Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale e in Attività Assistite con gli Animali. Diplomato Medico Veterinario Comportamentalista ENVF Master in Etologia applicata e Benessere animale Presidente Senior SISCA sabrinagiussani@yahoo.it

Il cane, un animale domestico

Uomini e lupi hanno spartito per molti millenni lo stesso territorio di caccia come nemici e competitori.
Il cane è la prima specie animale addomesticata dagli esseri umani. Le più recenti teorie suggeriscono l’ipotesi di una doppia domesticazione. Il cane potrebbe essere il risultato della domesticazione indipendente di più popolazioni di lupi avvenuta in periodi e in zone diverse del mondo.

Il cane ha influenzato lo stile di vita dell’uomo al punto da contribuire allo sviluppo delle culture umane: un sostegno fatto di collaborazione e familiarità più che di antagonismo.

Aggredire un modo di comunicare del cane

Il comportamento di aggressione fa parte del repertorio comunicativo del cane. La comunicazione consiste nella trasmissione d’informazioni: questo processo avviene sia negli esseri umani che negli animali. Tali informazioni, una volta decodificate, portano alla comprensione del messaggio inviato.

Aggredire per comunicare con il cane due cani che si mostrano i denti

La domesticazione ha dato vita ad individui molto più abili nella comunicazione con i propri simili. Questa competenza, molto probabilmente, si è evoluta per la necessità del cane di gestire relazioni obbligate in spazi ristretti, così come accade nelle città. I segnali emessi, inoltre, potrebbero presentare sfumature differenti legate alla selezione razziale operata dall’essere umano.

Le fasi dell’aggressione

Aggredire fa parte del comunicare, messaggi che il cane può inviare sia ai propri simili sia all’essere umano. Più fasi compongono tale comportamento: la minaccia (guardare fisso, abbaiare, mostrare i denti, ringhiare, sollevare il pelo sul dorso, camminare lentamente e così via), il morso (un pizzico, un morso affondato, tenuto, semplice, multiplo e così via) e il ritorno alla calma.

Tipologia dell’aggressione

Secondo come il cane minaccia, morde e ritrova uno stato di quiete si possono identificare più tipologie di aggressione che trasmettono un messaggio differente. È possibile riconoscere l’aggressione predatoria, per irritazione, competitiva, territoriale, materna e per paura. Il comportamento di aggressione predatoria e per paura non hanno la fase di minaccia: la sequenza di conseguenza è accorciata.

Il cane può predare piccoli animali (come lucertole e uccelli) compiendo un’azione “solitaria” oppure di taglia più grande spesso in collaborazione con i conspecifici con cui convive. L’aggressione per paura avviene quando il cane non ha via di fuga e teme per la propria vita: il morso è ripetuto e molto vulnerante.

Il comportamento di aggressione per irritazione è caratterizzato da una breve fase di minaccia cui fa seguito rapidamente un morso ripetuto più volte. Il cane può aggredire per comunicare ad un essere umano o a un suo simile che è in difficoltà: ha fame, ha sete, desidera che un contatto fisico termini oppure non avvenga.

Cane coccole dal suo proprietario evitare di aggredire per comunicare

Cane timoroso

Per esempio, un cane timoroso degli esseri umani, quando raggiunge la pubertà inizierà ad abbaiare e a minacciare le persone che gli rivolgono un saluto o uno sguardo. Anche il dolore acuto o cronico può dare vita ad un comportamento di aggressione per irritazione.

L’aggressione competitiva è caratterizzata da una fase di minaccia molto esplicita: il cane abbaia, ringhia, espone i denti, fissa con lo sguardo. In seguito l’animale può mordere trattenendo la parte afferrata oppure lasciare subito dopo.

Questo comportamento avviene quando il cane considera di sua “proprietà” il cibo nella ciotola o trovato durante la passeggiata, una poltrona, un oggetto, un referente e così via come se tutto ciò fosse molto “prezioso”.

Il comportamento di aggressione territoriale è realizzato quando un soggetto “sgradito” al cane vuole attraversare uno spazio indoor o outdoor come per esempio accedere ad una stanza oppure uscire dall’abitazione.

L’aggressione materna avviene dopo la nascita dei cuccioli nei confronti delle persone o dei conspecifici considerati dalla femmina che ha partorito una minaccia per i piccoli stessi.

Cane in braccio al suo proprietario

Il branco – famiglia

Molte specie di animali sociali risolvono i conflitti stabilendo una gerarchia che consente la convivenza su un unico territorio di un gruppo d’individui. La parola gerarchia indica un sistema di graduazione e di organizzazione basato su di una relazione asimmetrica: “x è il capo di y”.

Il rango di (o status) si riferisce, invece, alla posizione relativa di ciascun individuo all’interno di una gerarchia: “alfa, beta, gamma e così via”. Fino a una decina di anni fa, gli studi sulla struttura sociale dei lupi sono stati realizzati osservando gli animali in cattività, più facili da monitorare, piuttosto che quelli nel loro ambiente naturale. In natura, il branco di lupi che si osserva più comunemente è la famiglia, composta di una coppia riproduttrice e dalla sua progenie costituita da individui di età diverse.

Gli studiosi hanno osservato che la “posizione alfa” non si riferisce al rango sociale ma al ruolo parentale. In altre parole, non è propria del più forte ma spetta di diritto al genitore! Le femmine sono principalmente addette a curare e difendere i cuccioli. I maschi impegnati nel procurare cibo e quando la preda catturata è abbastanza grande, tutti i membri del branco, indipendentemente dal rango, mangiano insieme, mentre quando il cibo è scarso, i cuccioli hanno la precedenza. Ai giorni nostri gli studi sulla struttura sociale del cane che vive nel branco-famiglia, ossia un gruppo formato da cani ed esseri umani sono poco numerosi.

Non esiste alcuna prova scientifica che il cane sia sempre pronto ad assumere il comando del gruppo o sia continuamente impegnato a stabilire una gerarchia di dominanza nei confronti del partner sociale, canino o umano che sia: un modello basato sulla gerarchia di dominanza definita come “priorità di accesso alle risorse” (il cibo, l’acqua, il luogo di riposo o di passaggio e così via) appare riduttivo.

Secondo le ipotesi più recenti, il modello sociale del cane è la costruzione di un team dinamico che si adatta per affrontare le diverse realtà della vita.
La relazione con i membri della famiglia umana è il focus della convivenza.

Cane dal veterinario

Punire o gratificare?

La punizione positiva consiste nella comparsa di uno stimolo in grado di provocare dolore.
Questo strumento genera emozioni negative legate alla paura. Che, non solo ostacolano l’apprendimento, ma possono favorire la comparsa del comportamento di aggressione come “risposta” da parte del cane.

Secondo alcuni studi, le tecniche basate sul confronto/scontro come colpire o dare calci al cane per punire un comportamento indesiderato, gridare contro l’animale, forzare fisicamente il cane a lasciare un oggetto dalla bocca o bloccare l’animale a terra hanno indotto una risposta aggressiva in almeno un quarto dei cani su cui erano utilizzati.

Non è possibile identificare una soglia sotto la quale la punizione positiva può essere dichiarata tollerabile. La violenza è sempre e comunque inaccettabile e lede il diritto del soggetto al rispetto della sua integrità fisica e psichica.

Gli animali non sono solo esseri senzienti ma anche soggetti a pieno titolo e vanno rispettati come tali. Evitando il ricorso alla violenza che non può essere considerata ai giorni nostri una forma di educazione ammissibile.

Punizioni

Le punizioni possono arrecare effetti fisici e psicologici negativi e insegnano che la violenza è un metodo accettabile, idoneo per risolvere le situazioni di conflitto o per ottenere ciò che vogliamo. Picchiare un bambino o un cane gli insegna l’uso della violenza come modo di risolvere i conflitti. Diventando un significativo fattore di sviluppo di comportamenti violenti, sia nell’infanzia sia nella vita adulta. Al contrario, bandire ogni forma di violenza, promuovere una disciplina positiva basata sull’autorevolezza, rinforza il ruolo del genitore e attenua le tensioni in ambito familiare.

La struttura comunicativa del gruppo sociale è appresa e riproposta dal cane ai propri simili e agli esseri umani. Agire in modo vessatorio, inibitorio o coercitivo, quindi, comporta un aumento della motivazione competitiva, possessiva e difensiva dell’animale. Gratificare il cane con una carezza, utilizzando un tono di voce dolce, somministrando ogni tanto un bocconcino prelibato. Favorisce la nascita di una relazione equilibrata all’interno del gruppo famiglia.

Il referente – figura genitoriale dovrebbe, quindi, mettere in atto uno stile autorevole. Tale forma educativa non comporta necessariamente l’assenza di regole ma ricerca l’equilibrio tra permissivismo e autoritarismo stabilendo poche norme fondamentali spiegate e concordate con i membri del gruppo famiglia.

Il Medico Veterinario Comportamentalista

Il frequente aggredire da parte del cane per comunicare evidenti segnali di minaccia o di aggressione come unica risposta di emozioni negative o positive, indica la presenza di un disagio. Il cane, così come l’essere umano, ricorre all’aggressione solo quando la situazione è senza via di uscita o non conosce un altro modo per risolvere le difficoltà.

È necessario realizzare una visita comportamentale presso un Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale così da comprendere il significato del messaggio emesso dal cane.

Il percorso riabilitativo ha l’obiettivo di strutturare la comunicazione tra i membri del gruppo-famiglia così che sia possibile comprendersi e sostenersi a vicenda fortificando la relazione interspecifica. È opportuno evidenziare che la sterilizzazione o la castrazione possono accentuare l’instabilità emozionale del cane. E provocare, di conseguenza, l’aumento della frequenza e dell’intensità del comportamento di aggressione.

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