Il parrocchetto dal collare

Il collare, dal quale questo simpatico uccello prende il nome, manca nella femmina e negli individui giovani ma è evidente nei maschi al raggiungimento del terzo anno di vita.

a cura Dott. Gino Conzo Medico Veterinario

I pappagalli più conosciuti. 

Il collare, dal quale questo simpatico uccello prende il nome, manca nella femmina e negli individui giovani ma è evidente nei maschi al raggiungimento del terzo anno di vita.

Il Parrocchetto dal collare è molto adattabile: sono presenti popolazioni selvatiche di questa specie negli Stati Uniti, in Giappone, a Hong Kong, Singapore, Cuba, in Venezuela, a Porto Rico, in molti Paesi del Medio Oriente ed europei (Spagna, Belgio, Germania, Regno Unito, Portogallo, Olanda).

Animali nocivi

In natura il Parrocchetto dal collare popola le savane, le foreste secondarie, le boscaglie e i campi coltivati in vari Paesi del centro Africa, India, Pakistan, Sri Lanka, Nepal e Myanmar. In alcuni luoghi esso viene considerato un animale “nocivo” dal momento che stormi di questi pappagalli possono razziare i raccolti.

Un pet indiano

Quattro sono le sottospecie descritte finora del nostro simpatico pappagallino: due africane (P. k. krameri e P.k. parvirostris) e due asiatiche (P.k. borealis e P.k. manillensis). 

Proprio la sottospecie indiana (P.k. manillensis) è quella più diffusa come pet dal momento che le massicce importazioni di soggetti selvatici degli anni passati hanno notevolmente contribuito alla diffusione in Europa di questo pappagallo.

Solo i maschi possiedono il collare, che appare dal terzo anno di vita in poi: per questo motivo per riconoscere precocemente i sessi in modo da assortire correttamente la coppia, occorre ricorrere alla determinazione del sesso per via chirurgica o genetica.

Inarrestabili

Il Parrocchetto dal collare è un uccello eccezionale. La sua grande adattabilità gli ha permesso di colonizzare facilmente nuove aree geografiche in Paesi dalle caratteristiche ambientali anche molto diverse da quelle degli areali d’origine. Spesso si è trattato di pappagalli fuggiti dalle gabbie; in altri casi di soggetti volutamente introdotti.

In Italia molti Parrocchetti dal collare vivono allo stato selvatico, tanto che essi vengono inseriti tra le specie aviarie stanziali in molte guide naturalistiche. La stessa cosa succede per il Parrocchetto monaco (Myopsitta monachus).

Ospiti indesiderati?

Da diversi anni il Parrocchetto dal collare è diffuso in Italia allo stato selvatico ed è segnalato anche nei parchi di molte grandi città. Ancora non è stato ben stimato l’impatto che queste specie abbiano sull’ecologia degli ambienti che colonizzano e in particolare sulle specie europee già esistenti sul posto.

Tuttavia l’effetto negativo che i parrocchetti dal collare introdotti a Mauritius hanno avuto nei confronti di una specie simile (Psittacula echo) nativa dell’isola non è certo incoraggiante e dovrebbe dissuadere l’uomo dall’introdurre animali esotici in nuovi ambienti.

Belli e accessibili

Negli ultimi anni il Parrocchetto dal collare ha incontrato il favore di molti allevatori europei di Psittacidi soprattutto in virtù delle molte mutazioni di colore prodotte, che vanno dal blu al bianco passando per il giallo, il grigio, il viola e i piumaggi pezzati.

Un altro fattore che senza dubbio ha incoraggiato la diffusione di questo pappagallo è che si tratta di una delle poche specie di Psittacidi non incluse nella regolamentazione CITES e quindi di libera vendita.

Come accade per altre specie di pappagalli, anche questo parrocchetto può essere colpito (o essere portatore sano) dalla PBFD, una malattia virale tipica degli psittacidi della quale ci siamo già occupati sulle pagine di questa rivista.

Per questo motivo al momento dell’acquisto di un parrocchetto è sempre conveniente chiedere che il soggetto venga testato nei confronti di questa malattia.

Un amico affidabile

Il Parrocchetto dal collare è una specie piuttosto prolifica, robusta e di facile mantenimento in cattività. A dispetto della sua mole ridotta, tuttavia, richiede gabbie di una certa dimensione ed è preferibile ospitarlo in voliera dal momento che è un buon volatore.

I piccoli allevati a mano sono degli ottimi pet ed il loro prezzo (a meno che non si cerchi qualche nuova mutazione) è molto contenuto se paragonato ad esemplari di altre specie.

L’ identikit

Il colore di fondo dei soggetti ancestrali è verde, la coda è lunga, verde
anch’essa e sfumata di azzurro, le redini sono nere mentre il sottocoda
è giallastro. La branca superiore del becco è rossa; quella inferiore
nera.

La lunghezza totale dell’animale, coda inclusa, non supera i 40 cm. Il maschio possiede un collare costituito da un’ampia banda di colore rosa-violaceo sulla nuca e da una sottile linea nera che dai lati del collo raggiunge il becco.

© Riproduzione riservata