I rapaci notturni

Gufi e civette hanno popolato l’immaginario umano fin da tempi antichissimi e molto spesso sono stati associati al malaugurio.

Dott. GINO CONZO – Medico Veterinario

Uccelli del malaugurio tra leggenda e Realtà

Nelle leggende dell’antica Roma la Strige era un uccello notturno di cattivo auspicio che si nutriva di sangue e carne umana. Il termine latino “Strix” deriva direttamente dall’omonimo greco con cui si indicava la civetta ma, per i Romani, indicava anche la strega.

Tale termine sopravvive fino ai giorni nostri: l’ordine tassonomico cui appartengono i rapaci notturni è detto, infatti, Strigiformes, mentre Stryx aluco è il nome scientifico dell’Allocco.

In età medioevale i gufi erano comunemente associati alla stregoneria, dal momento che erano ritenuti dei demoni che accompagnavano le streghe.

Non me la gufare!

Ancora oggi sopravvivono antiche credenze sfavorevoli a questi animali: i gufi, a torto, sono ritenuti capaci di avvertire e attendere la morte di qualcuno per cibarsi del suo cadavere.

Il termine “gufare” deriva proprio da questa credenza. Ma non tutti hanno messo in relazione il gufo e i cattivi presagi. I grandi occhi di questi uccelli hanno spesso simbolizzato la capacità di vedere in profondità, la chiaroveggenza e la saggezza.

Uccelli eruditi

Gli antichi greci ritenevano i gufi uccelli sacri ad Atena, dea della saggezza, tant’è che il nome scientifico della civetta è Athene noctua. Anche nella tradizione fiabesca e nel mondo dell’animazione il gufo ha una valenza positiva, dal momento che è per lo più rappresentato come un animale saggio ed erudito.

Implacabili cacciatori notturni

Tutti gli Strigiformi hanno caratteristiche anatomiche comuni. Come adattamento alla vita notturna i loro occhi sono particolarmente grandi (riescono a vedere anche con poca luce) e la loro forma tubulare, per il forte sviluppo di cornea e cristallino, li rende simili a un “telescopio” naturale.

L’iride funziona come un diaframma facendo variare il diametro della pupilla in modo da regolare l’entrata della luce; contrariamente a quanto si crede, quindi, questi volatili sono in grado di vedere sia di giorno sia di notte.

Il campo visivo degli Strigiformi è, inoltre, molto aumentato dalla capacità che questi uccelli hanno di ruotare la testa di 270 gradi senza alcun movimento del corpo.

Udito… di civetta

Il senso che permette agli Strigiformi l’esatta individuazione della preda non è la vista, bensì l’udito. Questi uccelli infatti presentano degli adattamenti straordinari che fungono da vere e proprie “parabole di amplificazione”.

Presa sicura

Il piumaggio degli Strigiformi è vellutato e frangiato, caratteristiche che contribuiscono ad eliminare i vortici d’aria che si creano sulle ali durante il volo e permettono a questi uccelli di piombare sulla preda in assoluto silenzio.

Le zampe dei rapaci notturni sono corte e forti, munite di artigli e di piccoli cuscinetti plantari che permettono una presa sicura.

Il piumaggio dei rapaci notturni è poi molto mimetico ed alcune specie possiedono dei ciuffetti di piume sul capo (detti ciuffi auricolari) che aumentano il loro mimetismo. Con tali armi c’è poca possibilità di scampo per le loro prede, costituite per lo più da topi, ratti e altri roditori.

Gli Strigiformi e l’uomo

Se da una parte le attività umane (disboscamento, agricoltura intensiva ecc…) sono state causa di riduzione del numero di rapaci notturni, in particolare delle specie più legate all’ambiente boschivo, come l’Allocco ed il Gufo reale, dall’altra hanno fornito nuovi ricoveri e ampie fonti alimentari ad altri rapaci notturni, quali Barbagianni, Gufo comune e Civetta. Queste specie, infatti, usano spesso nidificare in soffitte, granai, edifici abbandonati, predando i roditori attratti dai cereali coltivati dall’uomo.

Anche in ambiente urbano i rapaci notturni sono diventati piuttosto comuni dal momento che trovano delle prede ideali nei topi e ratti presenti nelle nostre città.

Falsi abbandoni

Alcune volte questi uccelli sono vittime di bracconaggio, incidenti o collisione con fili elettrici, come evidenziano i dati forniti dai Centri di Recupero per la Fauna Selvatica. In questi centri vengono spesso portati nidiacei di Strigiformi, rinvenuti sul terreno ed erroneamente ritenuti “abbandonati” dai genitori.

In questi casi è consigliabile lasciare i piccoli dove si trovano: infatti, accade comunemente che i giovani, non ancora capaci di volar bene, abbandonino spontaneamente il nido e siano comunque seguiti e alimentati dai genitori. 

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