Unità cinofile della Polizia di Stato

Attualmente la Polizia di Stato e le sue unità cinofile specializzate nella ricerca di resti umani sono chiamati ad intervenire in 50 casi. Alcuni di questi sono ancora aperti, e in 5 è stato possibile rintracciare il cadavere e risolvere il cold case.

“La sinergia con l’università di Pavia, ed in particolare con il Dipartimento Sanità Pubblica,
Medicina Sperimentale e Forense, è un’iniziativa partita da tempo, sicuramente lungimirante. Attraverso questo progetto è possibile, infatti, qualificare il personale della Polizia di Stato, che opera nel campo della Polizia Giudiziaria, e garantire quindi professionalità e qualità del “prodotto” che offriamo”. Così il Vice Capo della Polizia Vicario, Prefetto Luigi Savina, ha la tavola rotonda presso la Scuola Superiore
di Polizia a Roma sul tema “Le nuove frontiere dell’investigazione: aspetti scientifici, didattici ed operativi delle unità cinofile specializzate nella ricerca di resti umani”.

Durante l’incontro, il Dott. Roberto Sgalla-Direttore Centrale per le Specialità della Polizia di Stato ha sottolineato come la collaborazione con l’università ha consentito di addestrare i cani direttamente utilizzando resti umani, che il Dipartimento di Santità del polo universitario è autorizzato a conservare e
trattare. La forte collaborazione, anche con la Svezia, ci ha permesso di essere il secondo paese in Europa ad avere cani specializzati nella ricerca di esseri umani. Questo ha fornito nuove importanti professionalità alla Polizia di Stato che prontamente sono state impiegate per la risoluzione di casi di omicidio e occultamento di cadavere, come ad esempio accaduto ad Ivrea nell’ottobre del 2014.

Casi risolti grazie alle unità cinofile della Polizia di Stato

“L’utilizzo dei cani è stato dirimente e fondamentale per la risoluzione del caso”. Ha precisato il Dott. Brocca VQA Aggiunto della Polizia di Stato-Dirigente del Comm.to di Ivrea. “Senza di loro non avremmo rintracciato il cadavere di Agavriloaei Florica, seppellita nello scantinato di casa dal marito dopo averla uccisa”.

Il Sostituto Commissario della Polizia di Stato Paolo Lunardi, in forza all’unità cinofila della Polizia di Frontiera di Malpensa ha infine spiegato come lo sviluppo di questo progetto si sia reso necessario per fornire una risposta rapida e qualificata all’investigazione. “Grazie alla sinergia con l’Università di Pavia è stato possibile estendere la ricerca anche per persone decedute e per corpi sommersi in acqua. Tutto partendo da studi e protocolli sviluppatisi nel tempo soprattutto in Svezia paese precursore e leader
in Europa in questo settore. L’addestramento e l’attività operativa si svolgono in sinergia con la Polizia Scientifica che utilizza i georadar evitando scavi inutili. In particolar modo, il cane, nella ricerca in acqua, ci permette di concentrare e limitare un’area di ricerca velocizzando l’attività ed evitando dispendio di risorse e tempo”.

A margine del convegno, le autorità, i relatori e tutti i presenti hanno assistito ad un’esercitazione pratica che si è tenuta nel piazzale della Scuola Superiore di Polizia.

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