Bartonella henselae: malattia da graffio o da morso del gatto

La “malattia da graffio e da morso del gatto” è causata da un batterio, la Bartonella henselae.

A cura della Dott.ssa FEDERICA MICANTI – Medico veterinario

La Bartonella henselae, è presente nei felini domestici di tutto il mondo.

Tuttavia, nella maggior parte dei paesi, non è segnalata nell’uomo. Di solito si trasmette da un gatto all’altro attraverso le pulci.

Invece nell’uomo l’infezione è associata, come dice la parola stessa, al graffio ed al morso del gatto, anche se la trasmissione può avvenire probabilmente anche attraverso il morso della pulce.

In seguito al morso o al graffio di un gatto infetto, nella sede di inoculazione del batterio, entro 7-12 giorni, si sviluppa una vescicola.

Dopo 1-3 settimane, si manifesta il sintomo principale: l’aumento di volume dei linfonodi, che può persistere per settimane o addirittura mesi.

Possono esserci anche altri sintomi più gravi, come: encefalite, anemia, polmonite, aumento di volume di fegato e milza, ecc.. Nelle persone immunodepresse, come nel caso di infezione da HIV, il quadro è decisamente più grave,  perché si possono avere perfino lesioni ai vasi.

Diagnosi della malattia da morso o graffio del gatto

Nell’uomo si basa sull’aumento di volume dei linfonodi e sulla presenza della vescica, nel punto in cui viene inoculato il batterio. Tuttavia, anche se i sintomi sono di notevole aiuto, la conferma si ha solamente con un test di laboratorio.

Terapia

La terapia nell’uomo si basa su un trattamento antibiotico, per almeno 6 settimane, proseguendo fino a 4-6 mesi, nei soggetti con recidive.

Prevenzione

Il numero di proprietari di gatti, negli ultimi anni, è aumentato nella maggior parte dei paesi industrializzati fino a superare quello dei proprietari di cani. 

La conoscenza del rischio di una possibile infezione da parte della Bartonella henselae, potrebbe avere un impatto negativo sul desiderio di possedere un gatto, soprattutto per i soggetti con un sistema immunitario compromesso.

Tuttavia i gatti possono essere d’aiuto ai soggetti con malattie croniche o terminali.

La scelta di un animale da compagnia appropriato è molto importante. Dato che i gatti giovani, soprattutto se infestati da pulci  sono maggiormente a rischio, sarebbe preferibile adottare un gatto adulto, proveniente da un ambiente “pulito”, in cui si venga applicato il controllo dei parassiti esterni.

Si dovrebbe effettuare anche un esame sierologico per verificare che il gatto sia negativo, in questo caso il soggetto ha maggiori possibilità di essere “sicuro” per il proprietario. Comunque bisogna precisare che in una minima percentuale (circa il 2% secondo recenti studi) dei soggetti negativi, può lo stesso essere presente il batterio in circolo.

I metodi più efficaci per prevenire l’infezione da Bartonella, rimangono i più semplici, ossia quelli dettati da buon senso, come l’igiene e possibilmente alcune misure comportamentali da parte del proprietario, come lavarsi le mani dopo aver toccato l’animale e pulire prontamente con acqua e sapone qualsiasi ferita, morso o graffio.

Nel gatto i sintomi possono anche essere del tutto assenti.

Se compaiono, sono rappresentati in primo luogo dalla febbre, che si manifesta entro alcuni giorni dall’infezione e può persistere per un periodo variabile da due giorni ad alcune settimane. 

Inoltre si possono avere: infiammazione locale nella sede dove viene inoculato il batterio ed aumento di volume dei linfonodi. Come per l’uomo, anche alcuni gatti sviluppano sintomi neurologici.

Nel gatto la diagnosi presenta maggiori difficoltà a causa della frequente assenza di sintomi. Gli antibiotici nel gatto, diversamente dalla terapia dell’uomo, generalmente non sono utilizzati né raccomandati, per il trattamento o la prevenzione delle infezioni.

Infatti questo tipo di terapia può ridurre la presenza della Bartonella nel sangue, ma non elimina l’infezione nell’animale.

© Riproduzione riservata