Problemi di artrosi e displasia alla spalla del cane

La spalla del cane sono le articolazioni che si ammalano di più di artrosi e displasia, queste malattie causano zoppia e dolore.

A cura del Prof. CARLO MARIA MORTELLARO

La spalla del cane: un distretto ad elevato “rischio artrosi e displasia”

Le ragioni di questa “vulnerabilità” dipendono dalla conformazione anatomica. La spalla è un’articolazione potenzialmente in grado di muoversi in qualsiasi direzione, ma, proprio per questo, necessita di complicati sistemi di stabilizzazione. Legamenti, tendini, musco-li, unitamente alla capsula articolare di contenimento e con l’ausilio di cercini; sono elementi essenziali per la salute della spalla ma, anche bersaglio di micro e macrotraumi.

Nei cani, specie se giovani o prematuramente impiegati nella caccia, nello sport o nel lavoro, la spalla è dunque “a rischio”. Rischio di malattie ortopediche dello sviluppo (osteocondrosi, osteocondriti, displasie) che, in parte condizionate da un’attività fisica precoce; sono l’es-pressione di tare genetiche e, come tali, potenzialmente ereditarie.

Rischio di instabilità per rotture microscopiche (distensioni), macroscopiche (lacerazioni) o per disinserzioni, che compro-mettono l’intricato apparato di muscoli, tendini e legamenti. Rischio di artrosi, vale a dire la naturale evoluzione di questi problemi ortopedici della spalla.

Osteocondrite della spalla del cane (OCD)

L’osteocondrite dissecante (OCD) è una malattia frequente nel cane e la spalla ne è spesso colpita in forma bilaterale. Si chiama anche “malattia dei grandi cani”, perché i più predi-sposti sono cani di taglia grande/gigante (es. Alano, Terranova, Labrador e Golden Retriever, Boxer e Rhodesian Ridgeback) maschi e a rapido sviluppo. Questa malattia è una sorta di “inceppamento” nel meccanismo che, durante la crescita, permette alla cartilagine di trasformarsi in osso.

In altre parole, la cartilagine preposta alla crescita del-l’osso, anziché diventare osso, resta cartilagine; au-menta di spessore; e, in seguito alle continue sollecitazioni meccaniche provocate dal movimento articolare, si solleva; si stacca, anche se incompletamente, dall’osso sottostante e dalla circo-stante cartilagine di rivesti-mento (da cui deriva, ap-punto, il termine “dissecante”); diventa un lembo cartilagineo, responsabile di infiammazione intensa e zoppia grave.

Le cause dell’OCD vanno ricercate nella complicità di più fattori, generali e locali. Tra questi, i fattori genetici, nutrizionali (sovralimentazione e/o eccessiva integrazione di calcio), ormonali o traumatici. Qualunque sia l’origine, il risultato finale dell’OCD di spalla è la zoppia. Solitamente più dolorosa al mattino o dopo un esercizio fisico prolungato, e tanto più grave quanto più è imponente l’artrosi che, nel frattempo, si è sviluppata.

Displasia e artrosi della spalla del cane

È una classica malformazione del periodo dello sviluppo, che causa di frequente artrosi nei cani in crescita, di taglia piccola e toy. In seguito a tale malformazione, la spalla può diventare esageratamente mobile, instabile, essere quindi preda precoce di artrosi e, addirittura, lussarsi per un trauma minore. A volte, è proprio questo trauma ad avvertire il proprietario che “qualcosa non va”. Dopo una caduta, ad esempio, il cagnolino inizia a zoppicare e a manifestare dolore; prima in modo variabile e capriccioso e, poi, in modo sempre più continuo ed evidente.

Cane con problemi di artrosi e displasia alla spalla
Artrosi e displasia sono i maggiori rischi della spalla del cane

Instabilità della spalla del cane

Nel cane, la spalla “instabile” è frutto di singoli eventi traumatici, ma, più spesso, è l’esito di piccoli e continui stress articolari. Per questo, si riscontra (anche se non esclusivamente) nei cani di taglia media e grande, impiegati nella caccia, nel lavoro nello sport o, comunque, iperattivi.

Nei soggetti atleti, ad esempio, la spalla è sottoposta a cicli continui e ripetuti di carico, che finiscono per indebolire l’articolazione, generando lesioni muscolotenolegamentose da stress o da affaticamento. Muscoli, tendini e legamenti diventano funzionalmente inefficaci, “incompetenti” a rendere stabile l’articolazione, motivo per il quale prende avvio l’artrosi.

E l’artrosi secondaria all’in-stabilità di spalla è un’artrosi grave, perché subdola, dolorosa, talora associata a degenerazione artrosica dell’anca e del ginocchio, a causa della disomogenea, ma soprattutto eccessiva, distribuzione dei carichi su queste ultime articolazioni.

Tenosinovite del bicipite

È la seconda malattia, per frequenza, di quelle che colpiscono la spalla del cane.Si tratta di un’infiammazione della guaina che avvolge il tendine del muscolo bicipite brachiale, elemento essenziale per la flessione del gomito e l’estensione della spalla.

Tra le cause, ci sono i traumi e le infiammazioni croniche che, nel tempo, ledono le strutture tendinee e sfociano in grave artrosi. Possono esserne colpiti tutti i cani: sportivi e da lavoro; ma anche, i soggetti sedentari, non abituati a sforzi intensi e, magari, costretti ad attività fisiche improvvise ed eccessive.

Che fare per l’artrosi canina?

Mai come nel caso della spalla, è importante agire sull’artrosi, conseguenza della maggior parte dei problemi ortopedici di que-sta giuntura. Oggi si interviene con un approccio definito “di combinazione”: una vera e propria “batteria” di interventi, medici e chirurgici, associati tra loro; a seconda della causa primaria o della gravi-tà della malattia in atto, e con finalità sia preventive che terapeutiche. La prevenzione, innanzitutto.

Cane rischio artrosi

Per cani a “rischio artrosi” di spalla (impiegati, ad esempio, nella caccia, oppure a rapido accresci-mento, sovralimentati e, quindi, sovrappeso), oltre all’adozione di regimi dietetici e di esercizio fisico controllati, si può fare ricorso ad un presidio che, se usato con razionalità, tempestività e costanza, aiuta l’animale a controllare e ridurre tale rischio.

Stiamo parlando di condroprotezione, un approccio basato sulla somminis-trazione di condroprotettori: sostanze (come il condroitin solfato e la glucosamina) che, utilizzate fin dalle prime avvisaglie nei soggetti predisposti a problemi di spalla, sono in grado di proteggere e rinforzare la cartilagine, messa costantemente a dura prova da malattie primitive di questa, dalla sua continua sollecitazione meccanica ed, infine, dalla cattiva conformazione.

banner pubblicitario

Altre sostanze particolar-mente utili per ridurre il rischio di artrosi della spalla sono quelle che migliorano lo “stato di salute” di muscoli, tendini e legamenti (unità mio-teno-legamentosa o MTL). L’acido lipoico, ad esempio, è in grado di potenziare la stabilità dell’articolazione immatura, rinforzarne la resistenza agli stress da sport o da lavoro e, dunque, ammortizzare le pressioni funzionali, distorte o eccessive, che gravano sui tessuti articolari.

Tra le misure di cura, vi è la chirurgia, sia tradizionale che, più spesso, artroscopica: essenziale per correggere la causa prima-ria di artrosi (soprattutto l’OCD e la tenosinovite bicipitale); per stabilizzare l’articolazione instabile; ed infine, per immobilizzare la spalla, nei casi in cui non sia praticabile un intervento correttivo efficace (displasia, artrosi ”deformante”, ribelle ad ogni presidio farmacologico).

Infine, davanti ad un cucciolo dichiaratamente sofferente per un’artrosi, purtroppo, già avanzata, a dispetto della giovane età vale il ricorso a farmaci sintomatici (antiflogistici, antidolorifici). E accanto a sintomatici e condroprotettori, valgono anche la “decisa” riduzione di peso e la fisioterapia. In pratica, ciò che viene proposto oggi anche in Reumatologia umana.

Condroprotezione: cosa significa?

Letteralmente vuol dire proteggere le cellule della cartilagine (i condrociti) dalla degenerazione (condrodegenerazione), cui inevitabilmente vanno incontro in corso di artrosi. In condizioni di benessere, i condrociti svolgono due funzioni in perfetto equilibrio tra loro: da un lato, producono nuovi “mattoni” (proteoglicani) per la costruzione della cartilagine, e, dall’altro, distruggono i “mattoni” vecchi, garantendo la salute di questo importante tessuto.

Quando si instaura l’artrosi, questo equilibrio viene rotto: i condrociti cominciano a distruggere più mattoni di quanti siano in grado di produrne e la cartilagine comincia progressivamente a sfaldarsi.

È iniziata la “condrodegenerazione”.Oggi, sappiamo che alcune sostanze sono in grado di opporsi alla condrodegenerazione, riportando la cartilagine allo stato di benessere. Si tratta dei “condroprotettori”: sostanze, come condroitin solfato e glucosamina, che stimolano i condrociti ad aumentare la produzione di nuovi “mattoni” cartilaginei. E diminuirne la distruzione, con il risultato che la cartilagine viene protetta, rinforzata e, a poco a poco, recupera la propria struttura di tessuto sano.

© Riproduzione riservata