Olfatto dei cani per salvare vite

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Cane sulla panchina con la sua proprietaria

I cani hanno un olfatto molto acuto, nessuno di noi ormai si stupisce più nel vedere i cani salvare vite, cercare dispersi, aiutare le forze dell’ordine nei loro compiti, assistere i diversamente abili nella vita quotidiana.

A cura di ARIANNA MOSSALI

Ma c’è un ambito ancora assai poco esplorato, in cui Fido non ci ha ancora svelato tutto il suo potenziale, o per meglio dire quello del suo mirabolante naso: quello della diagnostica.

I cani con l’olfatto possono riconoscere forme tumorali

A molti di noi, purtroppo, è capitato di ricevere la sgradita sorpresa di un caso di tumore in famiglia. Ad oggi, sul podio nefasto delle neoplasie più letali ci sono il tumore al pancreas, quello all’esofago e quello ai polmoni, con una percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi inferiore al 15%.

L’identificazione precoce della malattia rimane lo strumento più efficace per offrire qualche chance in più ai pazienti. E qui entra in gioco il prodigioso olfatto canino. Fin dagli anni ‘80 era stato ipotizzato che le alterazioni fisiologiche e ormonali provocate dal tumore fossero percepibili dal naso dei nostri quattrozampe (che d’altronde sono in grado di cogliere anche fluttuazioni ben più sottili, come quelle provocate da una gravidanza o dalle varie fasi del ciclo mestruale nella proprietaria), ma in tempi più recenti diversi programmi di studio lo hanno confermato.

Gli studi

Uno dei più recenti è quello avviato nel 2019 dall’organizzazione no profit BioScentDx, e da un gruppo di ricercatori del Lake Erie College of Osteopathic Medicine. A quattro Beagle sono stati fatti annusare campioni di sangue prelevati da pazienti colpiti da cancro al polmone. Tre di loro sono stati in grado di riconoscere la malattia il 96,7% delle volte. E di identificare i campioni appartenenti a persone sane nel 97,5% dei casi.

Anche uno studio tutto italiano del 2015 ha analizzato le potenzialità diagnostiche dell’olfatto canino.
In questo caso, protagonisti dell’esperimento sono stati Liu e Zoe, due pastori tedeschi addestrati al centro militare veterinario di Grosseto, in collaborazione con i ricercatori Humanitas.

Cane con il naso in primo piano per sviluppo olfatto

Oggetto della ricerca è stato questa volta il tumore alla prostata. Questa tipologia di tumore non è semplice da diagnosticare, in quanto il suo marcatore principale, noto come PSA (antigene prostatico specifico), può celarsi agli esami strumentali attualmente in uso.

Ma questo, non ha ingannato il naso di Liu e Zoe, che su un campione di 900 pazienti (360 affetti da tumore alla prostata e i rimanenti sani) sono stati in grado di identificare la malattia, annusando un campione di urine, con una precisione del 98%.

L’obiettivo dei ricercatori è scoprire quale molecola in particolare sia rilevata dai cani, in modo da utilizzarla per creare un kit diagnostico ad elevata efficacia.

Tumori, dunque, ma non solo!

I nostri “Dottor Fido” sono già impiegati nell’identificazione di molte altre condizioni patologiche. Ecco qualche esempio. Un’indagine svoltasi in Gambia nel 2018, a cui hanno preso parte alcune centinaia di bambini in età scolare, ha evidenziato che i cani sono in grado di distinguere l’odore dei ragazzi positivi asintomatici alla malaria da quello dei bambini non contagiati.

I cani addestrati dalla ONG Medical Detection Dogs, hanno identificato la presenza della malattia, anche in assenza di sintomi, con una precisione del 70%, e la sua assenza con una affidabilità del 90%: di gran lunga superiore a quella dei tradizionali test diagnostici utilizzati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Già da tempo, inoltre, sappiamo che cambiamenti metabolici come i picchi e i crolli del livello di zuccheri nel sangue che si verificano nei diabetici (corrispondenti alle caratteristiche crisi iper e ipoglicemiche) vengono percepiti da cani appositamente addestrati con un discreto anticipo rispetto a vari strumenti per il monitoraggio del glucosio.

Applicazioni future

Questo apre alla possibilità di preparare dei cani all’olfatto, specificamente per “fiutare” questi cambiamenti fisiologici prima che avvengano. Permettendo così, tramite il loro avvertimento, di chiedere aiuto attraverso appositi dispositivi di allarme. E di far mettere in sicurezza il paziente prima che si verifichi una crisi, potenzialmente molto pericolosa.

In fase di studio sono invece le reazioni dei cani al morbo di Parkinson e al tumore al seno. Sebbene gli screening per il carcinoma della mammella siano una prassi comune, esiste una consistente letteratura su cani che hanno mostrato segni di “percepire” la malattia della proprietaria ben prima che la mammografia la diagnosticasse.

Cane in primo piano

Per quanto riguarda il Parkinson, non esistono al momento esami di laboratorio che ne permettano la diagnosi precoce. Pare, tuttavia, che nelle persone che sviluppano questo disturbo aumenti notevolmente la produzione di sebo. Il che conferisce alla pelle un caratteristico odore muschiato che, ovviamente, non sfugge alle cellule olfattive dei nostri quattrozampe.

E non è finita qui: i marker dello stress, rilasciati nel sudore di chi soffre di emicrania, epilessia e narcolessia. Appena prima di una crisi, anch’essi sono intercettati dal naso canino, permettendo anche in questo caso di anticipare un evento clinicamente rilevante.

Ma cosa rende possibili queste straordinarie percezioni?

Secondo una ricerca svedese, i cani sarebbero in grado con l’olfatto, di fiutare i GAG (glicosamminoglicani). Ovvero dei polisaccaridi responsabili delle proprietà elastiche dei nostri tendini. Con la malattia i GAG si alterano, disgregandosi nel sangue e nelle urine, e proprio in questa fase sono fiutati dai cani.

Naturalmente per noi i GAG sono totalmente inodori, ma i cani posseggono, rispetto a noi, un maggior numero di connessioni nervose nell’area olfattiva. E ciò gli consente di percepire odori che per noi neanche esistono.

Animale macrosmatico per antonomasia (ossia che utilizza l’olfatto come senso predominante), ha una capacità di identificare e discriminare tracce olfattive fino a 100.000 volte superiore a quella dell’uomo!
La preparazione professionale di questi “cani dottori” deve ovviamente essere meticolosa, ma equilibrata. I momenti di lavoro e riposo devono essere ben calibrati per consentire a Fido di elaborare quanto appreso. L’attività deve essere proposta sempre come un gioco, sfruttando la straordinaria propensione del cane a scoprire il mondo attraverso il naso.

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