Educare il cane il ruolo del professionista

Un buon educatore, ancor prima di portare il cane in un campo scuola, imposta un sano e coerente modello relazionale che possa favorire l’intesa cane-padrone, ottimizzare la comunicazione e limitare i fraintendimenti.

A cura di LAURA FERRIGNO – Educatore e Rieducatore Apnec, Esperto nel comportamento del cane, Operatore cinofilo per fini sociali

Il ruolo di un professionista è fondamentale quanto quello dei proprietari. ùNon si può pensare di educare un cane tralasciando al caso la sua gestione quotidiana e il suo contesto di vita, fattori questi che, in primis, generano o condizionano il suo comportamento.

Si scende in campo!

Le lezioni sul campo devono rappresentare un’opportunità di crescita, per il cane quanto per i proprietari. Proprio per questo è assurdo pensare di lavorare sul cane a prescindere dal padrone.

Ogni incontro deve fornire strumenti capaci di migliorare il rapporto uomo-cane, ampliare il loro bagaglio di conoscenze e creare curiosità e interesse nello scoprire chi si ha di fronte. Una voglia, questa, che deve essere di tutti: deve essere nostra quanto quella del cane.

Silenzio!

Siamo soliti interagire con i nostri animali utilizzando prevalentemente la comunicazione verbale.

Siamo portati a dare troppa importanza a ciò che riusciamo ad esprimere attraverso le parole, mentre i cani comunicano moltissimo mediante le posture. L’attenzione attraverso il silenzio ha come mira incentivare l’interesse del cane verso il proprietario.

Contatto gradito

A questo scopo è sicuramente più facile lavorare con il cucciolo, ma è possibile ottenere un buon risultato anche da un cane adulto.

Le strategie che si mettono in atto sono quelle atte a stimolare l’attenzione del cane sui movimenti del padrone e rendere piacevole il contatto visivo con lo stesso. L’obiettivo è quello di vedere un cane che considera il suo padrone il proprio punto di riferimento e per questo lo tiene sempre d’occhio.

Quando il gioco è qualcosa di più

La propensione ludica è qualcosa che ci accomuna e che può rappresentare un’ottima occasione di comunicazione capace di migliorare e rinforzare la relazione. Il gioco può essere un piacere quanto un elemento utile per la crescita e l’equilibrio del cane.

Per rappresentare uno strumento formativo il gioco va ben presentato e studiato. Non sarà mai il cane ad avviarci ad un’attività ludica; allo stesso modo spetterà sempre a noi farla terminare. Fondamentale è il concetto di cooperazione e quello delle regole: si gioca insieme, ci si diverte insieme e… si fiutano le regole. Giochi di attenzione, giochi con la palla e di attivazione mentale fanno parte di un buon percorso educativo.

Una carezza ad effetto

Essendo il tatto uno dei sensi più sviluppati nel cane, il contatto fisico può rappresentare anch’esso un buon canale di comunicazione. La carezza è qualcosa di gradito (non sempre) per il cane, ma è anche il momento per migliorare il nostro rapporto con lui, soprattutto se le coccole le gestiamo facendone buon uso. La regola d’oro è la carezza giusta al momento giusto. Se questa giunge improvvisa e inaspettata può essere un ottimo strumento di rinforzo. Allo stesso modo è bene non dispensare coccole in maniera gratuita e a iosa.

A quattro zampe… per terra

È fondamentale favorire il processo di calma e autocontrollo. Un cane agitato, anche solo per estrema contentezza, è un cane che difficilmente saprà prestare attenzione ai nostri segnali. Sono svariati gli esercizi che possono favorire tutte le condizioni di gestione o apprendimento ma, assolutamente, vanno inquadrate in una pratica quotidiana e non essenzialmente da campo scuola: il contesto educativo non ha recinti.

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