Il cane poliziotto va in pensione

Siamo abituati a vederli come sinceri amici e compagni, allegri coinquilini nelle nostre case. Ma non tutti i cani in Italia fanno vita da salotto

A cura di ANGELICA D’AGLIANO

Nelle forze armate o all’interno di associazioni di volontariato, sono molti i quadrupedi che regolarmente vengono impiegati nei lavori più vari. E, dopo anni di assiduo servizio, arriva anche per loro il momento della pensione.

Assicurare una vecchiaia felice ai cani poliziotto

C’è chi ha avanzato l’ipotesi dell’adozione presso ambienti familiari, o comunque “tranquilli”. L’idea è promossa, tra l’altro dalla Polizia di Stato ed è rivolta a qualsiasi privato cittadino o ente che desideri accogliere cani equilibrati e altamente addestrati. Chiaramente, per la natura stessa di questi animali, agli aspiranti “genitori adottivi” è richiesta una certa esperienza nel mondo della cinofilia, e in modo particolare per quanto riguarda i cani da guardia e da difesa.

Una gran quantità di unità cinofile di Ps è infatti impiegata in questi ambiti. I cani poliziotto, durante la loro vita lavorativa vivono anni e anni in stretta simbiosi col loro conduttore. Nel gergo tecnico degli addestratori il conduttore è colui che prepara il cane allo svolgimento di determinati esercizi, compiti o lavori particolari.

Per arrivare ai sorprendenti risultati che si possono leggere quasi ogni giorno sui giornali è necessario un lavoro assiduo e meticoloso. Le brillanti operazioni svolte dalle forze dell’ordine contro le attività di spaccio, la ricerca di esplosivi, il rinvenimento di persone disperse, i servizi di tutela dell’ordine pubblico sono solo alcuni dei frutti di questo lavoro altamente specializzato. A svolgere tali compiti sono impiegate le cosiddette “unità cinofile”, ossia l’accoppiata vincente formata dal cane e dal proprio conduttore.

Per poter lavorare con un commissario Rex in carne e ossa è necessaria un’accurata preparazione. Gli operatori di Ps devono preventivamente frequentare un corso di formazione professionale sull’impiego del cane nelle attività di polizia, o un corso di specializzazione nei servizi antidroga ed antiesplosivo.

Chi trova un amico…

Per chi fosse interessato a portarsi a casa un “commissario rex” in carne, ossa e pelliccia, il sito della Polizia di Stato mette a disposizione un archivio contenente tutti i moduli necessari allo scopo. La procedura è piuttosto
semplice.

Una volta che abbiamo fatto la nostra scelta non ci resta che compilare un modulo (sul sito lo trovate disponibile col nome “domanda di adozione B1”) che dovrà essere spedito tramite raccomandata al Centro di Coordinamento dei Servizi cinofili. Sarà poi nell’ambito del Centro stesso che verranno fatte
le valutazioni necessarie per stabilire le assegnazioni.

Le domande accolte vengono inoltre sottoposte a un’ulteriore scrematura. Gli aspiranti padroni, infatti, sono obbligati a sostenere un colloquio “di verifica della compatibilità caratteriale con il cane e della capacità necessaria alla gestione dell’animale”: non tutti infatti sono adatti a portarsi a casa un autentico cane poliziotto!

Un amore lungo una vita

Il conduttore e il proprio compagno a quattro zampe instaurano nel corso degli anni un rapporto di sorprendente affetto e di incredibile affinità. Ogni giorno affrontano insieme sessioni di addestramento avanzato. Instaurano un rapporto di cooperazione basato sulla fiducia e sulla stima reciproca. Quando sono in servizio affrontano insieme situazioni di pericolo, imparando a fare affidamento senza riserve l’uno nell’altro.

In moltissimi casi i due fanno “coppia fissa” per lunghi anni nei più disparati scenari lavorativi. Spesso quindi, al momento di entrare in pensione, il cane viene accolto come fedele amico fra le mura domestiche del proprio partner umano. Non sempre però gli agenti cinofili hanno la possibilità di ospitare i loro colleghi a riposo. A quel punto entrano quindi in scena i privati cittadini.

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